
Iniziamo ponendoci una domanda e cioè: che differenza c’è tra Design for the real world e Social design for real life? Più o meno nessuna tranne che la prima nasce nel 1971 ad opera dell’austriaco Victor Papanek, uno dei più grandi designer del nostro tempo che lo diffuse attraverso un testo fondamentale per la classe creativa Internazionale, l’altro invece è il claim di una delle più grandi Industrie al Mondo che produce oggi design urbano, la Metalco (Azienda attualmente confluita nella Holding “The Placemakers”).
Ma che cosa lega le due affermazioni tendenti allo sviluppo di un design socialmente ed ecologicamente orientato, attento alla sostenibilità, all’equità sociale, all’inclusione e alle esigenze reali delle persone?
La concezione del design di Papanek è in sostanza una presa di posizione che oggi ci appare del tutto normale ma che negli anni ’70 rivoluzionò il modo di intendere, prima lo spazio domestico poi, aprendo inusuali prospettive, anche quello pubblico. L’impatto del suo pensiero sul design contemporaneo è valido ancora oggi perché si evolvono i bisogni e cambiano di conseguenza le risposte, ma le domande anche nella nostra epoca restano le stesse e sono universali partendo da: come possiamo rendere il Mondo migliore per tutti?
Il design sociale è attualmente accettabile se si fa portavoce di un dato di fatto: arginare il consumismo globale sfrenato che ha guidato per decenni e in modo distorto, il nostro “presunto benessere”. Ecco che diventa indispensabile per chi crea un progetto avere le idee chiare e percorsi realizzativi in grado di garantire questo processo… e sui grandi numeri la cosa è ancora più difficile.
Per l’Industria, inclusione ed equità collettiva sono basi su cui una pianificazione operativa va intrapresa oggi come missione, aggiungendo che la mancanza di risorse (soprattutto energetiche) implica per l’immediato futuro, il rifiuto da parte dei mercati per tutti quei prodotti che non garantiscono la sostenibilità dei processi realizzativi.
Parole come: salvaspazio; pieghevole; impilabile; modulabile; gestibile, creano nell’insieme del progetto l’esatta opposizione allo spreco e nel momento di massima comprensione della crisi ambientale ci pone ancora oggi (come negli anni ’70), in una condizione rivoluzionaria nell’analisi delle prospettive sociali ed etiche, sempre più in crisi.
Chiaro, Papanek sviluppa il suo pensiero in un’epoca predigitale con una visione del mondo senza smartphone, iPad, Skype, Twitter, Tumblr e software di progettazione, ma una sua riflessione su tutte rimane al disopra di ogni mezzo utile per creare: “finora l’azione della professione del designer è stata paragonabile a ciò che accadrebbe se tutti i medici abbandonassero la pratica generale e la chirurgia e si dedicassero esclusivamente sulla dermatologia e sulla cosmesi”.
Ça va sans dire!
Su queste basi è iniziato nel 2018 il progetto di AAG per Metalco “HUMAN SENSE AND URBAN SENSE” diffuso attraverso un volume che contiene un decalogo di regole che considera i 5 sensi umani come ripartenza per lo sviluppo di uno dei grandi temi per il futuro: la trasformazione dell’oggetto urbano, integrato e necessario per le dinamiche sociali, in un oggetto su cui potesse inserirsi non solo l’ergonomia, la multifunzione e la comunicazione digitale, ma anche la salute pubblica. Avveniristico certo ma oggi possibile, sia nelle economie di scala per una produzione industriale di nuovi oggetti diffusi globalmente, sia sul piano del costo finale dei prodotti.
Nasce quindi con la pubblicazione del nuovo Catalogo della Multinazionale Veneta “Metalco Heating Program”, uno dei 5 macro temi portanti alla nuova produzione di oggetti urbani, cominciando da prodotti riscaldanti che attraverso l’emissione di raggi FIR (Far Infrared Ray o Raggi del Lontano Infrarosso) hanno proprietà intrinseche benefiche per il corpo umano, diffondendo senza sprechi salute pubblica a costo zero.