AAG inizia con CYAN 100% un progetto ambizioso dedicato alla città di Venezia, cominciando a porsi una domanda complessa: le fondazioni degli edifici reggeranno nel futuro?
Tutta la città è stata costruita come se fosse in una palude poco profonda seguendo, condicio sine qua non, sempre lo stesso sistema cioè a “fondazione indiretta”. Venezia viene edificata piantando dei pali di legno (larice o rovere), fino a raggiungere uno strato di terreno particolarmente duro e compatto di argilla, il “caranto” che si trova ad una decina di metri sotto lo strato di terreno della laguna. Sopra le teste dei pali erano fissati due strati, tra loro incrociati, di tavole in larice di grosso spessore, poi veniva elevata la fondazione vera e propria costituita da un muro a plinto (cioè a zoccolo con le pareti leggermente inclinate), con strati abbastanza regolari in blocchi di Pietra d’Istria fino a superare il livello medio di marea. Da qui in poi venivano poste le colonne del piano terra, o i muri in mattoni perimetrali dell’edificio e con questo tipo di fondazione soltanto la parte in Pietra d’Istria restava a contatto con l’acqua salsa e l’aria, mentre le parti in legno rimanevano nella melma o nel “caranto”, subendo con il tempo un processo di resistente mineralizzazione. La Pietra d’Istria, per la sua natura compatta e particolarmente impermeabile o comunque non soggetta a modificarsi anche a contatto con elementi erosivi, risultava l’unica soluzione a sostenere l’immane peso delle costruzioni veneziane senza che queste avessero dei cedimenti. Nel corso del tempo nasce però un fenomeno che si presenta irreversibile nella città lagunare, fenomeno che risulta via via accentuato a causa dell’aumento del livello di maree medio-alte nel corso di ogni anno: la risalita capillare dell’acqua salina nelle murature che la porta al degrado.
Tutti gli edifici e i manufatti di Venezia, a destinazione residenziale, commerciale o pubblica, chiese, campanili, fondamenta e ponti, hanno una struttura muraria in mattoni pieni di laterizio, poggiano su terreni permeabili, sono esposti a un ambiente ricco di salinità e lambiti da acque salmastre. A questo si deve aggiungere l’aggressione provocata da sostanze inquinanti che se veicolate dall’acqua, penetrano profondamente all’interno del materiale lapideo poroso. Ma in sostanza, oggi tutto l’ambiente fisico e climatico della città si configura come causa principale del degrado di tutte le sue strutture, interessate da processi di condensazione dei Sali solubili e del calcare, soggette quindi a una continua aggressione causa la cristallizzazione di questi elementi corrosivi. Tutto ciò costituisce il fattore scatenante del decadimento delle strutture veneziane, con alterazioni visibili sui paramenti del setto murario, sia esterno ma anche interno agli edifici. Nel breve e nel lungo periodo i restauri verticali con materiali impermeabilizzanti di ultima generazione hanno risolto solo otticamente il problema, rimanendo molto spesso un «falso intervento» e innalzando i problemi fino ai soffitti delle abitazioni. A tutto ciò vanno aggiunte regole legislative che in una città come Venezia sono in gran parte dedicate al mantenimento storico culturale, se non estetico dell’architettura esistente con tutte le sue particolarità. Quindi non solo gli edifici di pregio ma anche l’edilizia storica minore che subisce periodicamente dei moderni interventi di sanificazione, deve conservare gli intonaci, i colori, le forme con grane e materiali tradizionali per una composizione decorativa di «facciata» sempre identica a sé stessa. In questo ambito la difficoltà di porre in essere delle misure radicali per risolvere definitivamente questo fenomeno tipico di Venezia diventa arduo, ma non impossibile grazie a CYAN 100%.